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Prendendo ispirazione da esperienze di ricerca etnografica presso popolazioni emarginate, l'opera tenta una riflessione critica sul potere e sulla politica nel mondo contemporaneo, ingaggiando l'antropologia nel più ampio dibattito della teoria sociale attuale. In Occidente come nelle periferie africane della globalizzazione, si diffonde un senso di impotenza di fronte a forze economiche e politiche che appaiono occulte e sempre meno politicamente controllabili. Ogni responsabilità politica sembra diluirsi. Questo nuovo mondo magico suscita reazioni stregonesche: fatalismo, anti-politica, razzismo, localismo, rivendicazioni di soggettività particolari e ricerca di autenticità. L'opera indaga allora negli strumenti teorici messi a disposizione dall'antropologia per analizzare questa condizione politica contemporanea e tenta di scorgere, in una prospettiva gramsciana, nuovi percorsi di presa di coscienza politica e di emancipazione.